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QUANDO UNA DONNA VUOLE...........

Racconti - 26/11/20 - Autore: alan -

 
Il bimbo era piccolo, lo accompagnavo all’asilo. Sempre tra gli ultimi, di corsa, un caffè al bar e via al lavoro. C’erano mamme e papà, anche molto più giovani, alcune mamme le conoscevo, le salutavo e mi dicevano spesso:
“Sei sempre di corsa, vieni a far colazione con noi qualche mattina”
Ma non avevo tutta questa voglia, non mi attirava la compagnia.
Passano i giorni ed una mattina vedo aggiungersi a quel gruppo una ragazza molto giovane. L’avevo già notata nella scuola. Una presenza che faceva girare la testa, bella, alta, un fisico e delle movenze da gran femmina che non potevi non notare, e due occhi che si erano già incontrati di sfuggita con i miei. Nonostante la sua presenza non accettai mai l’invito. Passarono i giorni, le settimane, forse un paio di mesi, non ricordo bene, spesso ero fuori per lavoro e tante volte arrivavo veramente tardi e non incontravo nessuno.
Ma una mattina, e non ero così sorpreso, la incontro, in ritardo più di me e mi dice:
“mi aspetti, prendiamo un caffè insieme?
Un tuffo al cuore
“certamente, è un piacere”
“non so neppure il tuo nome”
“Marco e tu?”
“Silvia”
Ci sedemmo al bar e la sensazione era di averla sempre conosciuta, scherzammo, ridemmo, ci raccontammo della nostra vita, dei figli, dei nostri compagni.
Uscendo dal bar:
“sai Marco, scusa se te lo dico, ma non mi piace molto che mi vedano al bar con un uomo. Mio marito è molto attento a tutto e molto geloso, quasi oppressivo”
“Silvia capisco la situazione, ma in fondo siamo davanti a scuola e abbiamo bevuto un caffè, non vedo nulla di male”
“no, nulla di male, però preferirei offrirtelo a casa mia la prossima volta…………………
Per qualche secondo rimasi inebetito, i battiti del mio cuore erano triplicati, no, così non me l’aspettavo:
“ va bene Silvia, se vuoi scambiamoci il numero di telefono”
“certo. Ti chiamo una di queste mattine quando sarò  più libera”
Per ore non pensai ad altro e lo stesso pomeriggio, con una scusa, andai a prendere il bimbo all’uscita e lo portai al parco vicino, dove andavano tutti a giocare.
“quanti anni hai Marco?”
“37 e tu?
“22”
“l’hai avuta molto giovane la bimba”
“si ne avevo 18, a 17 mi sono sposata. Ma tu sembri più giovane, mio marito ne ha 3 in meno ma sembra tuo padre”
“sarà questione di DNA, poi faccio tanto sport, fin da bambino”
“si vede, hai un bel fisico, ti guardano tutte, e non dirmi che non lo sai, con quegli occhi……”
“dai non esagerare”
“non esagero, la mattina sento i discorsi che fanno quelle al bar”
“ma ora è tardi, vado a casa preparare la cena, che palle”
La mattina seguente, solito percorso, soliti incontri, ma non vedo lei. Non faccio in tempo a pensare che mi squilla il telefono
“buongiorno Marco, se hai tempo e voglia possiamo bere un caffè insieme”
“d’accordo, dove sei?”
“a casa, ti aspetto alle 10. Ho mandato mio marito ad accompagnare la bimba questa mattina, così ho il tempo di preparare il caffè”
Non stavo nella pelle. Da molto tempo non provavo certe sensazioni, volavo. Ero tremendamente curioso di sapere di più, di assaggiarla, guardarla da vicino  e senza altre presenze intorno. Era un’attrazione fisica molto forte da subito, immagino per entrambi.
Vagavo con la macchina e con la testa,  mi ritrovai sotto casa sua, un piccolo condominio, senza accorgermene.
“ti apro, non far rumore”
Arrivo, la porta socchiusa, entro e lei di fronte a me con una gonna corta, autoreggenti, tacchi ed una maglietta scollata. Le sue forme erano tutte esaltate…..e ne aveva da mettere in mostra, una visione che poche volte mi è capitata
“quanto sei bella, e sensuale!”
“grazie, sei bello anche tu. Accomodati sul divano che preparo il caffè. Sai ti ho sognato stanotte, mi sono svegliata e pensavo fossi tu accanto  a me nel letto”
Non riuscivo quasi a parlare, la guardavo dalla testa ai piedi, un sogno.
Arriva con il caffè, si siede di fronte, chiacchieriamo qualche minuto,  poi prende il telefono e si mette a cavallo delle mie gambe,  comincio a sfiorare quel corpo, il suo profumo mi estasiava, tutti i sensi erano ai massimi livelli
“scusami, dammi un minuto e non parlare, devo fare una telefonata” e strusciandosi su di me
“ciao amore, sei arrivato tardi in ufficio stamani? Tutto a posto? Si io sono a casa. Buona giornata, a questa sera”
“ adesso siamo tranquilli, è in ufficio”
Mi sfila la camicia, io faccio altrettanto con la maglietta, sempre seduta sulle mie gambe. Mi chiama con il cognome:
“ si caro…….., ora capisco bene perché parlano di te tutte le mattine…..”
“Silvia io non avevo bisogno di capire perché gli uomini si girano quando passi e perché alle altre mamme non devi essere molto simpatica, ma quello che  sento e vedo supera ogni pensiero”
“problemi loro, ora siamo qui io e te”
Da quel momento iniziano momenti meravigliosi, labbra che si cercano, corpi che si risvegliano, che si attraggono compulsivamente uno all’altro. Momenti di folle erotismo come non ricordavo, non ricordavamo da tempo. Qualche attimo di ritrosia delle nostre coscienze, poi tutto l’appartamento è stato un teatro di piacere continuo, appagante, per ore, allo sfinimento. Un’intesa naturale fin da quella prima volta e che è andata aumentando arrivando all’estasi totale, alla simbiosi di due corpi che si attraevano anche da lontano, bastava uno sguardo occhi negli occhi.
Ci incontrammo varie volte nello stesso modo durante quell’inverno. E venne la cena di fine anno. Facemmo di tutto per stare seduti di fronte. E’ stato un martirio, le gambe vagavano da una parte all’altra, si sfioravano, si toccavano, ci volevamo in quei momenti, gli occhi parlavano chiaro.
Ci rivedemmo dopo qualche giorno, avevamo preparato tutto per stare insieme quasi tutta la giornata. Il primo incontro e questo  li ho impressi nella mente, nitidi, come li avessi vissuti ieri.
 Non ci rivedemmo per tutta l’estate. Solo qualche telefonata. Sarebbe stato molto difficile , quasi impossibile incontrarsi.
Arrivò Settembre, una mattina andammo a fare un giro al mare e parlammo:
“Marco sono stata bene con te, è stato tutto bellissimo e lo ripeterei, il periodo più appagante della mia vita. Mi piaci tanto e ricomincerei ora, sulla spiaggia, ma sarebbe sbagliato. Ti ho desiderato, voluto ed avuto, ma ho anche capito, in questi mesi, che mio marito mi vuole bene, vive per me e la bimba. Forse un giorno potrei pentirmene, ma è giusto così. Spero tu capisca e ti rimanga un bel ricordo come rimarrà dentro di me. Un splendida parentesi nella nostra vita, solo nostra, il nostro stupendo segreto”
Non parlai, non c’erano risposte , proposte, altre parole, da ambo le parti. Rimanemmo abbracciati, seduti sulla sabbia per parecchio tempo. Si sentiva solo il fruscio di piccole onde. Forse qualche lacrima è scesa.
E così è stato. A distanza di tanto tempo, quando ripenso a quei mesi, sorrido dentro per il piacere ed il ricordo dei momenti che ci siamo regalati.
Per anni non ci siamo né cercati né incontrati. L’ho rivista dopo 10 anni forse, sempre bellissima, un po' sciupata. Le era morto il marito da poco. Parlammo parecchio, molte confidenze, come due grandi amici . Successe qualche altra volta, sempre per caso. In questi ultimi incontri capii che dentro di noi era rimasto effettivamente un bel ricordo, non amore, nemmeno più attrazione forse, e nessun fuoco si riaccese.
Ciò che voleva lo aveva preso, con i suoi tempi e modi. Io sono stato solo consenziente, con enorme piacere.

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